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La chitarra elettrica in Italia: voce della ribellione giovanile o strumento rigidamente codificato?

La chitarra elettrica è lo strumento che, nell’immaginario collettivo di preadolescenti ed adolescenti, rappresenta al meglio le istanze trasgressive tipiche di queste fasce di età.

Si tratta, in effetti, di uno strumento che cantanti rock di diverse epoche hanno trasformato in un oggetto di culto. Ciò è stato possibile anche grazie al fascino esercitato da alcune personalità “rocchettare” su intere masse di fan ed ascoltatori: Jimi Hendrix, Eric Clapton, David Gilmour, Jimmy Page, Brian May, … 

E poi, chi non vorrebbe esibirsi sul palco, come Marty McFly in Ritorno al Futuro?

 

Probabilmente, questo connubio psico-musicale è davvero all’origine del successo e della diffusione della chitarra elettrica in diversi Paesi.

Dagli anni Cinquanta in poi, praticamente in tutto il mondo occidentale, la chitarra elettrica è riuscita ad imporsi gradualmente, anche grazie alle diverse tecnologie che nel frattempo andavano perfezionandosi, fino a rappresentare la panacea di passioni musicali ed atteggiamenti musicofili lato sensu.

Tutto ciò, con buona pace dei costruttori - -poi divenuti veri e propri imprenditori – di chitarre elettriche oggi note a tutti. Pensiamo solo ad alcuni tra i maggiori nomi: Fender, Gibson, Ibanez,…

Che storia!

Chitarra elettrica: subito o dopo?

La chitarra elettrica - che sia l’Italia o la Francia il paese di riferimento - rievoca, nella memoria di un po’ tutti noi, scene da concerto o da film: l’idolo di ragazze e ragazzi finisce, prima o poi, con lo spezzare in due il suo strumento di lavoro …! Che peccato, però! E che isteria!

Ovviamente, siamo nell’esaltazione della componente destruens dell’età adolescenziale e giovanile …

Sappiamo bene che la chitarra è anche lo strumento di fini cultori di musiche altre da quella rock!

Tuttavia, diciamo che gli amanti del classico tendono ad imbracciare per sempre chitarre acustiche, chitarre classiche, mentre la chitarra elettrica è l’obiettivo finale di chi si lancia nello studio della musica proprio perché “invaghito” di una figura, di un brano, di uno stile musicale ben preciso, che il più delle volte è il rock.

Generalmente, questi giovani partono con la scoperta di note, ritmo: con la pratica della chitarra classica; con l’esercizio e l’acquisizione di basi insieme ad un insegnante di chitarra. Approdano poi, felici e innamorati allo strumento dei loro sogni. La chitarra elettrica consente a questi giovani di cimentarsi nell’limitazione di miti del rock; di figure leggendarie della musica pop; di veri e propri mostri sacri della musica inglese e, in generale, della musica degli anni Settanta.

Al di là di questo identikit del giovane che si cimenta nello studio della chitarra elettrica, è importante mettere in rilievo alcune sfaccettature della questione, soprattutto per quanto concerne la pratica di questo strumento in Italia. 

Generalmente, si dice al giorno d’oggi, il primo incontro tra un bambino e la musica dovrebbe essere di tipo esplorativo. In particolare, gli esperti di didattica musicale propendono oggi per la pratica di percussioni, anche senza strumento, in un primo momento. Solo in seguito, dopo i sette anni, si ritiene davvero opportuno iniziare con lezioni specifiche, relative ad uno strumento.

E questo strumento, almeno fino a dodici anni, è generalmente identificato nel piano forte. La sua natura consente un approccio davvero completo con le sonorità, con le estensioni, oltre a consentire, in un’età cruciale dello sviluppo psico-fisico, di mantenere una postura piuttosto simmetrica del proprio corpo (schiena, braccia, …).

La chitarra elettrica e la chitarra in generale, un po’ come il tennis, sono additate, a volte come una possibile fonte di squilibrio posturale.

Ed è così che, chitarra elettrica e tennis, raramente vengono consigliate ed intraprese in modo assiduo prima dei dodici anni di età.

Naturalmente, nulla impedisce di cimentarsi fin dai quattro anni nella cosiddetta “propedeutica” – che di certo non è minima, né tediosa – seguiti da professionisti della musicalità della prima infanzia.

La cosa importante è che, in questo periodo, il bambino possa davvero dare sfogo a creatività, corporeità, ritmica atavica, lasciando emergere il suo potenziale, prima ancora di iniziare a limitarlo e contenerlo con canoni serrati ed etichette di ogni sorta.

La chitarra elettrica in Italia: massima libertà?

Oggi giorno, al conservatorio è possibile cimentarsi nello studio di diversi strumenti. Tra essi figura anche la chitarra elettrica.

Le orchestre non mancano mai di chitarre elettriche. Le band, a loro volta, sono sotto gli occhi di tutti: esse fanno della chitarra elettrica un elemento indispensabile quanto la voce del cantante e quanto la batteria!

La chitarra, vista da un giovane in cerca di modalità di esternazione del sé, di affermazione sociale, rappresenta una chiave di riuscita.

La chitarra elettrica, in Italia, è spesso associata all’immagine del giovane tumultuoso, stracolmo di emozioni da riversare attorno a sé. Ed in effetti, questa immagine che ne hanno molti ragazzi, corrisponde un po’ al sentire di molti nostri adolescenti. Si invidia, spesso, chi sa suonare la chitarra elettrica, proprio perché si intravede in lui la capacità di uscire da un guscio e comunicare coi pari. Si invidia chi suona una chitarra elettrica perché si sentono le sue stesse emozioni, ma non sempre si trova un mezzo analogo per esprimerle. Con una sei corde in mano, collegata ad un amplificatore a tutto volume, invece, non c’è bisogno di parole, per esternare il disagio degli adolescenti, la rabbia dei teenager, la ribellione di tutti i giovani,…

La chitarra elettrica e l’indispensabilità delle lezioni di musica

Tutto ciò è chiaro e condivisibile. E le dichiarazioni dei giovani sul fascino dei diversi strumenti musicali lo confermano.

Tuttavia, la chitarra elettrica non va considerata solo in termini di relatività e libertà espressive. La chitarra elettrica in Italia come in ogni altro Paese, può essere imbracciata con legittimità e possibilità di successo – musicale e sociale – solo in seguito ad un serio lavoro di preparazione musicale.

La teoria musicale, la pratica del solfeggio, l’acquisizione di ritmi, la padronanza del tempo e delle sue figure, possono concretizzarsi solo grazie ad ore di allenamento, pratica e studio.

Seguire delle lezioni di chitarra elettrica, insomma, è tanto importante quando seguire lezioni di pianoforte. Non è opportuno immaginarsi l’universo del cantante rock come una sfera “sregolata”, improvvisata e autogestita. Le immagini dei cantati in concerto, le sene dei film sui personaggi famosi del rock, non sempre riportano i primi incontri con la musica effettuati dei futuri idoli della chitarra elettrica.

Salvo rare eccezioni – legate ad incredibili doni innati, che pure esistono – lo studio accompagnato da un insegnante di chitarra elettrica o comunque di musica, sono una realtà oggettiva vissuta nella prima fase giovanile dei maggiori personaggi di successo.

L’incontro con le note, con le chiavi musicali, con le scale, con la diteggiatura; i trucchi per imbracciare bene uno strumento, pizzicarne le corde, ricorrere ad un barré… Si tratta di aspetti che solo un insegnante di musica può assicurare in maniera corretta.

E una buona impostazione è indispensabile per il futuro di ogni musicista.

La lezione di musica, insomma, non è solo appannaggio del soggetto estremamente studioso, coscienzioso e destinato alla prima fila di un conservatorio. La lezione di musica, di chitarra elettrica in Italia o all’estero, è l’occasione maieutica con la “O” maiuscola, per qualsiasi individuo. Grande o piccino.

Incontrando un esperto di musica, scopriamo cosa si nasconde dietro questo universo tanto affascinante quanto ricco di leggi e regole, che sole ne garantiscono armonia e perfezione.

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