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La filosofia in Italia, fascia bambini

Quello della filosofia per bambini è un capitolo di grande attualità ed interesse, nel nostro Paese.

Sebbene con estremo ritardo rispetto ad altre nazioni, anche gli italiani, finalmente, hanno iniziato ad avvicinarsi alla filosofia senza più pregiudizi.

In effetti, il fatto di inserire questa disciplina – sebbene solo fra le righe – nell’insieme delle attività didattiche della scuola elementare, fa sì che non solo i piccoli scoprano cosa si intenda per “filosofare”.

I genitori, i fratelli, coloro che seguono da vicino un bambino della scuola elementare mentre svolge i compiti a casa - e dunque anche gli inseganti privati e coloro che assicurano ripetizioni e doposcuola generico – si ritrovano faccia a faccia con questa materia.

Solo ai giorni nostri, infatti, la filosofia compare addirittura nei libri di testo della quarta e quinta elementare. Ed è così che anche nonni, zii, sebbene a digiuno dal punto di vista di una formazione prettamente umanistica, possono accostarsi a questo universo di ragionamento, riflessione, pensiero, dialogo e logica.

La filosofia in Italia, grazie ai nuovi orientamenti dei contenuti dei testi scolastici, può davvero essere riscoperta (o, meglio, scoperta da un numero maggiore di persone rispetto ai decenni passati).

Crolla, insomma, un pregiudizio che questa materia si portava appresso: la filosofia non è solo una cosa per liceali, una follia da intellettuali, un universo elitario per pochi eletti rinchiusi nella loro torre d’avorio. La filosofia è riscoperta dalle famiglie – ed è conosciuta dai piccoli – in quanto vero e proprio metodo per ragionare, spiegare, convincere e dialogare.

La filosofia per bambini nella scuola italiana

Un po’ sul modello anglosassone della didattica, la filosofia è presentata ai piccoli come un modo per guardare alle cose, alla realtà, una sorta di strumento per comprendere ed analizzare i problemi, tentando di trovare alcune soluzioni ad essi.

Si tratta, in tal senso, di mettere in luce la più antica funzione della filosofia: quella di portare l’uomo ad interrogarsi, a non vivere alla cieca. Ed in tal modo, proporre la filosofia ai bambini piccoli significa affinare il percorso della socializzazione scolastica e della socializzazione al concetto di studio.

Siamo lontani, chiaramente, dall’altra antica e perenne funzione della disciplina filosofica altamente intesa: la moralizzazione delle condotte, la propedeutica al civismo, insomma! Sebbene a scuola si tengano lezioni di educazione civica, infatti, per il momento la filosofia per bambini in Italia non è ancora giunta ad un livello tale di legittimità, da poter essere integrata a materie come cittadinanza, storia delle religioni, etc.

Ma piano piano arriveremo anche a questo. Basta pazientare e proseguire con l’incoraggiamento dell’“atteggiamento filosofico” in piccoli e grandi.

L’atteggiamento filosofico in Italia: come incoraggiarlo

Incoraggiare l’atteggiamento filosofico in Italia avviene gradualmente e semplicemente, ormai che le maestre della scuola elementare hanno intrapreso la via dell’invito alla riflessione.

Le più accorte – ma non dimentichiamo il ruolo dei maestri di genere maschile, ovviamente! – si cimentano in esercizi di filosofia veri e propri: propongono ai bambini delle piccole situazioni su cui riflettere, incitandoli a proporre, dopo attenta riflessione individuale e discussione di gruppo, risoluzioni ottimali.

Facciamo un esempio: l’insegnante pone ai bambini dei piccoli dilemmi. A seconda dell’età, del livello culturale dei bambini e del gusto del maestro, questi piccoli problemi possono essere di carattere meramente logico oppure inerire già una sorta di pre-morale.

Un bambino percorre il corridoio della scuola mentre si reca ai servizi igienici. All’improvviso sente urlare un compagnetto, che si ritrova tutto solo in aula. Cosa fare?

Gli alunni saranno invitati a proporre dei tratteggi di situazioni possibili. In caso di poca iniziativa, l’insegnante offrirà qualche elemento in più e tenterà insieme a loro di elencare una lista della possibilità:

  • avvicinarsi al bambino che è solo e chiedergli cosa stia succedendo;
  • invitare il bambino a seguirlo fino a raggiungere il proprio insegnante, che poi si occuperà di approfondire la faccenda;
  • gridare per chiamare aiuto, restando accanto al bambino impaurito;
  • recarsi in bagno e, solo al ritorno, raccontare l’accaduto….

In parallelo, l’insegnante stimolerà un altro genere di riflessione: inviterà i bambini a chiedersi cosa stia succedendo e ad ipotizzare degli scenari possibili:

  • il bambino è stato “dimenticato” in aula? E come mai?
  • il bambino è tornato nell’alula per cercare qualcosa, ma si è disorientato?
  • il bambino si sente male?
  • il bambino è stato punito e deve rimanere in aula?

Mentre nel primo insieme di situazioni si punta a stimolare l’azione degli allievi in quella situazione, favorendo lo spirito di iniziativa e verificandone la frequenza, nel secondo insieme di ipotesi si nota l’intento logico. L’insegnante intende far soffermare i piccoli sull’importanza di analizzare una situazione, prima ancora di pensare di intervenire. In entrambi i casi, si punta a stimolare il confronto, il dialogo con le figure di riferimento, oltre che con i pari.

Insomma, si tratta di dare una lezione di filosofia, che passerà addirittura per gioco, se svolta opportunamente, con creatività, coinvolgendo tutti e richiedendo una grande proattività ad ogni passo. Insegnante e bambini si alterneranno nelle proposte logiche (o etiche), al fine di pervenire, tutti insieme, a delineare un credibile quadro analitico della problematica. Una volta delineata la situazione, si procederà valutando il grado di opportunità di ogni affermazione ed iniziativa.

È quasi superfluo ricordare che attività del genere risultano altamente stimolanti tanto per i grandi, quanto per i piccini. Esse infatti, consentono, al contempo, all’insegnante di conoscere a fondo i propri allievi, ai piccoli di conoscersi reciprocamente e di allenarsi a dialogare con competenza verbale e analitica. Il divertimento è assicurato. E, soprattutto, i piccoli apprendono che filosofare significa accostarsi alla realtà fattuale, ognuno coi propri mezzi, i quali tuttavia vanno sfruttati a fondo, esplorati e selezionati secondo criteri razionali, logici e di convenienza.

Qualche idea per la filosofia dei più piccoli

Naturalmente, tra i testi di filosofia in Italia come all’estero, non mancano ormai i libri divulgativi per fascia d’età, che ripropongono una breve storia dei concetti chiave in filosofia. Vi sono opere di alta efficacia esplicativa: per fascia di età, si parla delle funzioni della disciplina, del suo ruolo, dei suoi padri, …

Sono meno numerosi i testi che inducono a filosofare, invece. E questi sono anche i più adatti alle scuole dell’infanzia.

Vediamo qualche titolo che varrà la pensa di esplorare, se ci si trova ad insegnare ad una classe di bambini oppure a dare lezioni private e tenere un doposcuola diverso dagli altri al pomeriggio.

Pensa e ripensa. Filosofia per giovani menti

Di Anna Vivarelli, edito da Il battello a vapore; ispirandosi a modi di procedere tipicamente platonici, kantiani, fino ad arrivare a modi di inchiesta espressamente freudiani, si invitano i ragazzini ad interrogarsi su eventi tipici del vivere corrente (dall’amicizia, all’atteggiamento nei confronti dell’ambiente), sviscerando possibilità e fondamenti logici ed etici di ogni scelta.

 Sfide filosofiche

Di Luca Mori, Edito da Erickson. Le sfide proposte sono ispirate a quelle ideate nel passato, ovviamente: si va dalla tecnologia e dal suo buon utilizzo all’esercizio di empatia, fino ai concetti di forza di volontà e conformismo. I ragazzi devono interpretare in modo personale queste sfide e proporre delle soluzioni da confrontare ad altre.

La Guerra e la Pace

Di Brigitte Labbe, Edizioni APE. Ci si addentra, qui, su uno dei tanti possibili temi da sviluppare con i nascituri filosofi. Il testo invita a riflettere sul fatto che molte persone ripudino la guerra, ma si ritrovino poi a vivere in un mondo in cui la pace non è mai totale, né definitiva. Sviscerare le possibili ragioni di questa incongruenza logica è una sfida appassionante per i bambini dagli otto anni in su. Soprattutto se guidati da un valido insegnante nella lettura e nel commento del testo.

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