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Violino e chirurgia da svegli

Recentemente, la notizia di un intervento chirurgico eseguito su una violinista sveglia, intenta a suonare dei brani al violino, ha destato stupore, meraviglia ed entusiasmo in tutta la comunità: dal settore medico a quello musicale, passando per i comuni curiosi e gli amanti della musica.

Dal punto di vista della awake surgery, naturalmente, questo genere di intervento non è del tutto una novità. Ma stavolta è stato eseguito nel Sud Italia. Per ovviare ai classici inconvenienti legati all’anestesia, si è chiesto alla giovane paziente ventitreenne di restare concentrata sulla sua musica, mentre i medici chirurghi le asportavano un tumore benigno al cervello. Si trattava di operare una neoplasia cerebrale frontale sinistra a basso grado di malignità.

La sfida è stata colta con grande attesa ed impegno da tutti i membri dell’equipe operatoria, naturalmente. Ma va detto che la paziente era, di per sé, un caso fuori dal comune. Giovane e violinista! Si tratta di due caratteristiche assai invidiabili, soprattutto nel paragone con altri tipi di pazienti.

La concentrazione di un violinista

Da tutti punti di vista, ed anche da quello della paziente-violinista - si è trattato di un’esperienza che ha impegnato diverse facoltà, chiaramente. Non solo la maestria scientifica, ma il sangue freddo di tutti gli astanti: dall’operata, ai sanitari. La capacità di concentrazione domandata ad un paziente affinché si possa operarlo da sveglio è elevatissima. Ed ecco perché non stupisce che la cosa abbia tranquillamente potuto aver luogo proprio con una violinista.

Il violinista suona, in effetti, lo strumento più difficile che esista. E ciò vale anche nel paragone con tutti gli altri archi.

Il violino domanda intuito, concentrazione, memoria visiva, uditiva e tattile.

Non ha una tastiera sulla quale le note abbiano posti fissi. Anzi, è proprio sprovvisto dei rassicuranti tasti, che invece fanno del pianoforte lo strumento più “sicuro” e più “facile”.

Chi suona il violino lavora da subito con aree del cervello che specializza proprio per meglio riuscire in tale pratica. Connessioni chimiche, incremento della circolazione, tempi cardiaci diversi (ed irrorazione dei tessuti assai sui generis) si innescano in chi pratica il violino in Italia ed ovunque nel mondo.

Per esempio, è stato dimostrato che, proponendo l’ascolto di un brano eseguito al violino a tre persone diverse – un violinista, un altro strumentista ed una persona che non suona alcuno strumento – esse compiono uno sforzo via via crescente, passando dalla prima all’ultima. Questo si spiega col fatto che il violinista è l’unico ad avere una corteccia prefrontale già ben “allenata”, il che ridurrà al minimo l’impegno necessario per riuscire ad ascoltare un’esecuzione al violino.

Il violino in Italia

Molte famiglie, oggi, indirizzano i propri pargoli verso la scoperta della musica e di uno strumento già in tenera età.

Ma come mai, sempre di più, si assiste a bambini che iniziano molto precocemente lo studio del violino in Italia, quando in passato si tendeva a proporre loro solo il piano?

Spesso si tratta di un modo per distinguersi. Altre volte della curiosità nei confronti di uno strumento ad archi ritenuto difficilissimo, dall’immaginario collettivo. È una sfida?

Naturalmente, vediamo bene che si tratta di qualcosa di assai diverso dal cantare in un coro.

Il violino, ed anche altri strumenti musicali, a differenza del solo uso della voce, fanno in modo che dall’infanzia i piccoli adoperino certe facoltà del cervello che, addirittura, saranno potenziate diversamente, proprio a seconda della scelta dello strumento stesso.

Se si guarda ai risultati di studi analitici delle onde cerebrali di violinisti, clarinettisti e non musicisti, ad esempio, si scopre una panoplia di differenze assai intrigante.

I ricercatori riescono a distinguere, guardando i tracciati, le onde di chi non ha mai imbracciato un violino, da quelle di chi suona il piano; quelle di chi suona uno strumento a fiato, da quelle di chi non conosce proprio la musica.

Le differenze si devono al fatto che gli anni di pratica di chi si dedica ad apprendere il violino o il pianoforte, o qualsiasi altro strumento, contribuiscono direttamente a plasmare la materia grigia e quella bianca.

Ed ecco perché se un violinista ascolta un’esecuzione al violino, la sua corteccia prefrontale – ossia l’area dedicata al riconoscimento degli stimoli, alla decodifica dei dati familiari della realtà – lavorerà diversamente rispetto a quella di colui che mai ha saputo suonare alcuno strumento, e tantomeno il violino.

Lo studioso che legge un tracciato dell’attività cerebrale di un musicista – effettuando la cosiddetta mind reading – potrà dunque “indovinare” che a quell’insieme di onde corrisponde un soggetto che ha effettuato determinati tipi di studi musicali o meno.

Il violino contro gli stati d’ansia

Il fatto che un intervento chirurgico venga effettuato sfruttando il violino, come fosse un anestetico, comporta una serie di considerazioni di carattere ampio, non solo appannaggio dei chirurghi.

Al contrario. Le scienze vanno tutte a braccetto. E certamente, se una violinista riesce a resistere all’immobilità, alla paura, alla tensione, all’ansia, alla fatica e, addirittura, al fatto che qualcuno rovisti nel suo cervello mentre suona il violino, anche noi comuni mortali possiamo trarre un insegnamento certo. Suonare il violino, a fortiori, aiuterà chiunque di noi avverta necessità o disagi ben minori e devastanti di quelli sofferti sul lettino operatorio.

L’ansia, in generale, è praticamente annullata in chi suona uno strumento: al cento per cento durante l’esecuzione con lettura di uno spartito; in percentuali minori subito dopo l’esecuzione.

E questo dato rilevantissimo dovrebbe portarci a proporre lo studio del violino a tutti i bambini di cui si sospetti una lontana incapacità di concentrazione, una potenziale iperattività.

In parallelo, gli adulti sono a maggior ragione fortunati, se possono prendere lezioni di violino in Italia, a casa o tramite il web, per mettere in atto una strategia auto-calmante.

Uno dei modi in cui suonare il violino placa l’ansia è la riduzione degli eccessi emotivi. Non solo suonare il violino implica coordinazione psico-fisica e psico-motoria. Esso dà luogo all’ispessimento di certe zone della corteccia. E questi ispessimenti corticali riguardano, in particolare, le aree del cervello legate al funzionamento esecutivo, all’inibizione, al modo di rielaborare emozioni.

Le lezioni di violino in Italia, oggi, sono richieste non solo per sviluppare la creatività, ma per dar via ad un allenamento salutare comprovato e foriero di uno sviluppo cognitivo ed intellettivo certo.

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